Andrew Carnegie: l’imprenditore d’acciaio

Molte persone nel corso della propria vita si chiedono: “che cos’è il successo?“.

Nel mondo degli affari, l’emblema del successo è Andrew Carnegie.

E’ il secondo uomo più ricco della storia, il gradino più alto del podio lo occupa John Rokfeller, il magnate del petrolio.

Ha costruito la sua ricchezza su quello che sarebbe diventato uno dei materiali da costruzione più usati: l’acciaio. Determinazione, lungimiranza, ingegnosità lo hanno portato ad essere il simbolo del sogno americano, lui che americano non era.

Di sangue scozzese, ancora ragazzo, intraprese con la propria famiglia quello che oggi chiameremmo il viaggio della speranza verso l’America, portando con sé solo tanta fiducia nel futuro e un desiderio ardente di riscatto sociale.

La sua vita è una piccola fiaba. Da una situazione d’indigenza riuscì a creare un impero economico, a diventare uno degli uomini d’affari più potenti del mondo, a imprimere con la destrezza di un fabbro il suo nome nella storia dell’industria siderurgica.

La scalata al successo di Andrew Carnegie

Arrivato in America poco più che adolescente iniziò ben presto a lavorare per aiutare la famiglia. Trovò un impiego modesto presso la Pennsylvania Railroad, all’epoca non poteva nemmeno immaginare che quell’esperienza avrebbe cambiato la sua vita.

La determinazione e la spiccata intelligenza lo portarono da subito a emergere tra i colleghi. Iniziò a fare carriera, a guadagnare.

Il successo però lo trovò altrove. Lo costruì altrove! Presso la compagnia ferroviaria imparò a gestire un’attività e intrecciò una fitta rete di conoscenze influenti. In altre parole imparò a farsi strada nel mondo degli affari.

Decise di osare. Investì il gruzzolo che aveva accumulato in vari settori, persino nella ricerca del petrolio. I frutti non tardarono ad arrivare. Entrò in possesso di un discreto capitale.

I tempi ormai erano maturi per compiere il grande passo. Alla Pennsylvania Railroad aveva potuto constatare l’impiego sempre più smisurato che si faceva dell’acciaio. Ai suoi occhi era evidente che quello era il futuro.

La nascita della Carnegie Steel Company

Nel 1865 a Pittsburgh fondò la Carnegie Steel Company, destinata alla produzione dell’acciaio. Le porte del successo gli si spalancarono. Aveva visto giusto. L’impiego massivo del nuovo materiale in ogni settore della vita sociale ne aumentò esponenzialmente la richiesta e la sua era una delle poche imprese a produrlo.

Importò dall’Europa il metodo Besser. Fu una scelta felice, la produttività aumentò in maniera significativa e la produzione divenne più rapida e semplice.

La sua azienda divenne leader nel settore e le entrate da essa provenienti gli consentirono di fare investimenti nelle più disparate attività. Il suo fiuto per gli affari lo portò a capo di un impero economico.

Il segreto del successo di Andrew Carnegie

Guardava al futuro, osservando il presente. Uomo dal grande pragmatismo, perfettamente calato nella realtà sociale del suo tempo, comprese la portata della rivoluzione industriale e il ruolo che l’acciaio avrebbe giocato in un futuro sempre più meccanizzato.

Il suo successo può essere racchiuso tutto in due sole parole: lungimiranza e abnegazione. Il suo lavoro divenne il cardine attorno a cui ruotò la sua vita, la dedizione alla sua attività era pari a una vocazione ecclesiale. Il suo grande intuito, energia e determinazione hanno fatto di lui una pietra miliare della storia dell’economia.

La cessione dell’impero al banchiere J.P. Morgan

Arrivò ad avere tutto. Conquistò tutto. Fama, ricchezza, popolarità … A un tratto della propria vita, però, l’uomo più ricco del mondo si rese conto che aveva un debito col destino. Nella sua memoria era ancora vivida l’immagine di lui ragazzino che si barcamena tra mille lavori …

Così, all’età di sessantacinque anni decise come si suol dire di andare in pensione. L’ironia, tuttavia, non rende giustizia alla sua scelta.

Vendette la Carnagie Corporation al banchiere J.P. Morgan per la “modica” cifra di 480 milioni di dollari. Tempo dopo disse che avrebbe potuto ottenere altri 100 milioni, se solo avesse insistito.

La svolta filantropica

Con la cessione della Carnegie Steel Company, il burattinaio dell’economia americana lasciò cadere i fili… Cedette ad altri il risultato di anni di lavoro e abnegazione e, cosa ancora più sconvolgente, destinò la maggior parte del ricavato della vendita in beneficenza.

Beneficenza non fine a se stessa, sia chiaro. Era pur sempre un uomo d’affari. Sovvenzionò l’ambizione di giovani con un’idea in testa e poco niente in tasca, fece cospicue donazioni ad associazioni culturali, musei, biblioteche, università.

Da grande imprenditore illuminato ancora una volta investì nel futuro.