Vi spiego in due semplici passi perché il mondo sta nelle mani del maligno.
l’uomo prima della rivoluzione industriale trovava appagamento nell’ammirazione altrui, che si determinava da valori come il coraggio e l’altruismo. Se risaliamo alle origini dell’umanità, durante la cosiddetta preistoria, l’uomo viveva in microsocietà (le tribù) e faceva a gara per distinguersi in doni e prestare soccorso. Il cacciatore tornava al villaggio con la preda e più ne dava agli altri che non erano riusciti a prendere niente, più era “fico”.
In epoca più recente, ma comunque poco prima dell’industrializzazione, l’uomo che si arricchiva si vergognava di questo e mascherava tale surplus con il mecenatismo, oppure rappresentando il nome della famiglia attraverso opere d’arte. E’ significativa, a tal proposito, l’opera commissionata da Enrico Scrovegni, ricco padovano del Trecento al pittore Giotto, che affrescò la celebre Cappella allo scopo di ridimensionare al cospetto di Dio e della comunità le proprie colpe di banchiere usuraio.
Dunque, è certamente vero che l’ambizione è connaturata al nostro essere ed è funzionale alla nostra evoluzione come specie, ma a decidere l’oggetto dell’ambizione è la nostra natura sociale. Se, oggi, l’inclinazione naturale ad avere successo si è piegata all’accumulo di beni o alla produzione autoreferenziale, ciò è dovuto alla progressiva e forzata cancellazione del modello naturale di aggregazione umana, rappresentato fin dall’origine dalla famiglia e dalla comunità.